lunedì, dicembre 03, 2007

Hey Dude, What's Up???

Suvvia,
non si lasciano le cose così, mesi prima di pubblicare di nuovo un post, mi vergogno quasi un pò...
Vedete, in questi mesi di cose ne sono successe, ne sono successe eccome...
Cosa? Facciamo quindi un breve riassunto dei mesi passati...
Tornato dalle vacanze, assai lunghe e meritate, l'ansia ha preso un po il soprassalto, e nonostante non fossi ancora laureato, ho iniziato la spasmodica ricerca del lavoro...Con mio grande sgomento, sembrava nessuno mi volesse, un lavoro per me non c'era là nell'universo di tutte le compagnie...In un misto di delusione e tristezza sono partito per Catania, dove avrei presentato la mia tesi ad una conferenza, una bella soddisfazione. Viaggio, albergo e qualche extra tutto spesato dal Politecnico....unico esponente del dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, il più giovane partecipante...secondo un professore napoletano, sembravo un liceale...
I giorni sono trascorsi veloci, come tutte le cose belle...unico inconveniente una specie di intossicazione da pesce che mi ha costretto a letto per un giorno...Ho conosciuto persone piacevoli, in particolare un gruppo di ragazze di napoli...Le napoletane sono proprio le meglio....
Tornato a casa ho speso interminabili giorni attaccato al maledetto pc...giorni spesi ad inviare curriculum, lettere di presentazione, stava diventando un'ossessione, nonostante in famiglia mi dicessero di stare tranquillo...ma del resto quando uno non capisce certe cose, non le capisce proprio...
Ultimi preparativi per il gran giorno ed ecco avvicinarsi leggiadro il 22 ottobre, compleanno di mia mamma ma anche mio giorno di Laurea...
Abito blu, scarpe nere appena comprate, una stupenda camicia bianca abbinata ad una cravatta verde (che nelle mie intenzioni doveva ricordare il bambù, mio argomento di tesi)...riuscite ad immaginare? Diciamo che ho fatto bella figura...la presentazione è andata a gonfie vele, ho ricevuto diversi complimenti che mi hanno fatto molto piacere...proclamazione nel pomeriggio ed ecco un nuovo ingegnere, Dr. Gabriele Rampinelli...
I festeggiamenti si sono protratti per due settimane...la sera con amici di milano e vecchi compagni di erasmus...il weekend party a casa con i parenti e la sera di Halloween una mega festa a Mantova, rigorosamente tutti in maschera...Molto bello...
Novembre è stato il mese dei preparativi per l'esame di stato, nonostante abbia passato le maggior parte del mio tempo con Anahì...
27, 28 e 29 Novembre, i fatidici tre giorni di esame....estenuanti ed interminabili, "volti a testare nulla", ma solo a pretendere un pagamento aggiuntivo a tutte le tasse pagate nel corso della carriera universitaria...e questa la chiamano abilitazione?
Oggi primo giorno di lavoro, un giorno significativo, importante...da oggi non sono più ufficialmente uno studente...anche se non si può escludere nulla...la vita ha sempre in serbo qualche sorpresa....
Che c'è di più? Beh... tante cose, che vi racconterò prossimamente...
I said good day!!!

lunedì, settembre 10, 2007

Italia - Francia



Quanto tempo cari miei che non ci scambiamo qualche opinione, commento… ecco allora un pretesto per pubblicare un post: la partita dell’Italia di sabato.
Ecco, come al solito mi dimentico di introdurre la situazione; vediamo allora di recuperare.
Qualche mese fa Alessandro mi chiama chiedendomi se potevo andare a comprare i biglietti per la partita Italia – Francia a lui e Gigi. Mi dico: perché no?! Perché non andare? Non ho mai visto l’Italia, il calcio è per me uno degli ultimi sport sulla terra da tenere in considerazione ma può sempre essere una bella serata tra amici. Mi reco quindi in biglietteria e in seguito a mille disavventure, 12 biglietti annullati e due giorni dopo mi ritrovo con tre biglietti per il secondo anello blu, fila 1, giusto di fronte alle ringhiere.
Arriva quindi il gran giorno, sabato 8 settembre. Vado a Milano e incontro Ale e Gigi, prendiamo la macchina di Ale, un autocarro da lavoro con due posti. Salgo nel baule e via verso Sansiro. Panino, birra in fretta e furia e su per la scalinate dell’imponente stadio. Fila 1 è un disastro, si vede malissimo. Stiamo in piedi vicino alle uscite e inizia la partita. Dopo qualche minuto io e Gigi andiamo a sederci per terra appoggiati alle ringhiere, almeno da qua si vede bene.
Vorrei fare ora una premessa, in quanto calcio ignorante… Non conosco le regole del calcio, guardare 22 giocatori correre dietro a una palla non mi affascina particolarmente ma posso però apprezzare una bella partita.
Detto ciò veniamo quindi al dunque. Il calcio moderno, almeno ad alti livelli mi sembra proprio una gran cagata. Più che caccia al gol mi sembra ci sia la caccia al fallo. Giocatori che appena prendono la palla, ritrovandosi innanzi all’avversario la maggior parte delle volte si ritrovano per terra… oh poverini…si sono fatti la bua… del resto hanno i muscoli da sessantenni, i parastinchi sono fatti di carta velina e gli scontri con l’avversario avvengono a 100 Km/h. Non è più calcio spettacolo in cui i giocatori si cimentano in azioni mozzafiato, fanno venire brividi, pelle d’oca. NO, è il calcio delle fighette, i giocatori del Cayenne turbo e velina a fianco. Nonostante il tifo fosse tutto per loro, i nostri rappresentanti, i giocatori della nazionale… i francesi hanno giocato molto meglio. Dall’euforia iniziale da parte di tutto lo stadio si è passati a innumerevoli commenti, insulti, critiche alla nazionale da parte di tutti. In effetti se questi devono essere coloro che ci rappresentano nel mondo, forse dovremmo vestirli da pagliacci, almeno farebbero ridere, perché in quanto a giocar bene… beh, forse è meglio non pensarci troppo.

martedì, luglio 31, 2007

Lavoro

Prima o poi questo momento arriva per tutti. Inevitabile, importante, intimidatore … ebbene sì, si inizia a cercare lavoro. Preparazione del curriculum vitae in italiano e inglese, ricerca delle aziende di possibile interesse, lettere di motivazione ad hoc, processo di assunzione … appena iniziato e quasi passa la voglia. Ma non era proprio questo il momento che stavamo aspettando da tanto tempo? La risposta è certamente sì, ma non si può negare che ci sia confusione, dubbio. Le classiche domande balzano alla mente: Che fare? Dove andare? Si potrebbe immaginare che le scelte fatte fino ad ora negli studi portino ad una conseguente predilezione della strada da intraprendere, ma questa è forse un’affermazione discutibile. Il titolo che ci distingue contiene al suo interno incredibili informazioni, conoscenze apprese negli anni. Paradossalmente si vedono sempre più ingegneri lavorare nel campo della finanza, della borsa, nonostante questo terreno sembrava patria di economisti. Si spalancano quindi infinite possibilità, una diversa dall’altra. La scelta? Beh, forse stiamo correndo troppo. Diamoci qualche tempo.

lunedì, luglio 02, 2007

The Future


Ho sempre creduto che quando sarebbe arrivato questo momento mi sarei dato a pazzi festeggiamenti, avrei trascorso notti insonni, bevuto fino alla mattina, e invece la fine degli esami non ha avuto questi effetti. I motivi forse sono scritti nelle stelle, ma non ancora troppo chiari. Il gran carro tiene ancora al suo interno gli arcani misteri. È una sensazione strana, unità a incredulità. Dopo quasi vent’anni a scuola sta per finire tutto. Solo la laurea e sarò proiettato a tutta velocità in ciò che ho sempre visto come la vita normale; non più domeniche trascorse sui libri, inviti rifiutati solo per via di un esame qualche giorno a venire. Non sarà sicuramente un passo nel burrone a occhi bendati, ma sicuramente le emozioni iniziali si accavalleranno, contorceranno, danzeranno assieme fino allo sfinimento. Forse tra qualche mese rimpiangerò tutto quello che sto abbandonando, forse sarò solo felice di aver cambiato completamente vita, forse, forse, forse… Emblematica credo sia la fotografia che ho riportato che, se vista ironicamente, coglie i dubbi di tutti noi studenti che ci accingiamo a iniziare il nostro cammino nel mondo del lavoro, non sapendo però cosa ci attenderà dall'altro lato della porta...

lunedì, maggio 28, 2007

Bilbao


Mai avevo messo piede nel nord della Spagna. Sovente avevo sentito lodare i paesi Baschi da Izaskun, ma sempre abbastanza incredulo. Ma è arrivato il momento della verità. Biglietto aereo da Milano Malpensa a Madrid. Destinazione finale Bilbao. Manca forse un collegamento? Cinque ore di pullman da Madrid a Bilbao. Arrivo in serata e Izas mi viene a prendere. Sono quasi otto mesi che non ci vediamo. Andiamo a lasciare il mio bagaglio in casa di amici e inizia la tournee dei pinchos (si scrive così?). Non credevo fossero così buoni, la città inizia a piacermi. La gente molto cordiale, disponibile, sembrano godersi la notte. Giriamo diversi locali. È arrivata l’ora di tornare a casa, io sono cotto. Bergamo – Bilbao è stato un viaggio di 12 ore, e si iniziano a far sentire. La mattina prendiamo la macchina, direzione San Sebastian. Sosta pranzo a Getaria, acquisto di cibi tipici e si riparte. L’albergo è a qualche chilometro da San Sebastian, siamo praticamente sul confine con la Francia. Trovarlo è una impresa non da poco, le indicazioni tutto ad un tratto svaniscono nel nulla e ci ritroviamo a girare in tondo, all’apparenza senza meta, ma in realtà persi. Ma il benzinaio sa dove è, e dopo qualche minuto l’arrivo. Serata in città. San Sebastian è bellissima, non mi dispiacerebbe passarci l’estate. Il giorno dopo ci aspetta Biarritz, Francia. Quanti surfisti, mi viene in mente di quando anche io audace avevo tentato di cavalcare le onde dell’oceano atlantico e per poco non ci lasciavo le penne. Anche Biarritz, come San Sebastian è molto caratteristica, fascino e bellezza pervadono le strade. Peccato sia dei francesi questa città. I giorni seguenti trascorrono visitando Bilbao e le spiagge vicine. Non credevo i Paesi Baschi fossero così belli. Prima di venir qua avevo sentito alcuni pareri discordanti. A qualcuno non erano affatto piaciuti, altri se ne erano innamorati. Io posso dire di appartenere a questa seconda categoria. È affascinante vedere come montagne e mare si fondano in un paesaggio tanto bello. Svariati locali lungo la costa che permettono di far due chiacchiere con gli amici rilassandosi al suon delle onde che si infrangono sugli scogli, centinaia di surfisti che sembrano formare una grande famiglia alla luce del tramonto, gente che va e che viene, movimento, allegria… In particolare per tutto questo devo ringraziare Izaskun, guida eccezionale…

giovedì, maggio 03, 2007

Confused


Sono stato un pò assente in questo periodo. E’ vero, ma il ritorno dal Giappone mi ha riportato alla mia vita di sempre, vita che ho vissuto fin dalla mia nascita, alla quale sono abituato e la quale, per ovvie ragioni, sorprende meno rispetto ad un’esperienza in un altro paese. Non sto dicendo che per questo non sia bella, o non mi regali gioie e felicità, semplicemente vi sono meno cose nuove da scoprire, persone da conoscere, luoghi da visitare, e quindi si ricade sempre un po’ in una situazione di monotonia. Il ritorno mi ha lasciato con uno strano senso di incredulità. Non riesco ancora a credere di essere stato sei mesi in Giappone. Non facendo mente locale, non mi sembra nemmeno vero. Solo se ripercorro i mesi che sono appena volati via, come foglie autunnali che lasciando il proprio ramo danzano nell’aria percorrendo giri strani, riesco a vedere tutto ciò che ho fatto, ciò che ho vissuto. I momenti felici, le ansie e le inquietudini appena arrivato, successi e insuccessi. Ma forse è stata un’esperienza talmente fuori da ciò che avrei immaginato, dalla mia vita quotidiana, che ancora sembra un sogno.

martedì, marzo 27, 2007

Sei un ciabattone?

L’ispirazione è passeggera, pochi istanti della giornata in cui riusciamo ad esprimerci completamente, senza ripensamenti, momenti che rivelano ciò che proviamo e pensiamo.


Definizione di ciabattone dal vocabolario di Marcello: colui che quando viaggia, viaggia pensando di riscoprire sé stesso, in ciabatte, sciarpa colorata, guida Lonely Planet perennemente alla mano e probabilmente lavandosi poco.

Viaggio in Tailandia con Marcello. Se pensate che il mondo è piccolo e oramai senza frontiere, pensate bene. È la verità pura e semplice. Sono in Giappone da quasi sei mesi, Marcello a Singapore da quasi tre. Una telefonata e tutto è organizzato. Incontro il 16 marzo a Phuket. Il mio volo è in ritardo di quasi due ore. Arrivato in aeroporto prendo un taxi e vado in albergo. Marcello mi attende leggendo un libro, the Clash of Civilizations, all’entrata dell’hotel. La prima notizia, senza saperlo siamo in un albergo di gay, non male per iniziare pensiamo. Doccia e subito ci lanciamo spensierati per le vie di Patong. Come era prevedibile la prima cena spendiamo un capitale mangiando quasi nulla. Conosciamo degli italiani. Cosa ci fanno qua? Domanda retorica vi potrei dire, vanno a puttane. L’anno scorso, quando ero stato a Cuba con Marco ero rimasto deluso dalla realtà trovata. Ragazze di qualunque età che si prostituiscono a causa della povertà dilagante nelle città. Cuba a confronto di Phuket sembra il posto più pudico del mondo. La prima serata trascorre tra i locali di Bangla Road. Abbiamo una guida di eccezione, un italiano oramai molto pratico della zona. Credo pesasse il doppio di noi, pancia in bella vista e orgoglioso di farsi almeno due troie al giorno. Ci dice che noi non andiamo molto bene qua, siamo troppo magri. In Tailandia la pancia ha un suo sex appeal, è simbolo di possenza, fertilità. La conclusione, o sei un piccolo Buddha o marci male. Passeggiamo lungo la via. Tutte le ragazze, ma veramente tutte, sono prostitute. Convinte o solo per qualche mese all’anno, ma tutte inevitabilmente a pagamento. Andiamo al Tiger, discoteca di due piani. Quante donne vuoi? Una, due, tre o quattro? Basta pagare e tutti le più proibite fantasie possono essere soddisfatte. Bel mondo direbbe qualcuno, ma in realtà è solo un rifugio per gli escrementi della società che non riuscendo ad avere rapporti normali nel loro paese di provenienza, si rifugia qua, credendosi lo stallone del momento, trovandosi la ragazza della settimana, e trascorrendo una settimana di idilliaca felicità, per poi ri-catapultarsi nelle loro città non vedendo l’ora che il periodo delle vacanze arrivi nuovamente. Ragazzi fidanzati, padri di famiglia, omosessuali, il vario mondo. Rimango disgustato, ma probabilmente me lo aspettavo. Uomini incoscienti, il tasso di AIDS è altissimo, ma senza problemi fanno sesso senza preservativo. Bravi scemi. Non posso dire di nutrire rispetto per loro. La serata è comunque molto divertente e sia io che Marcello siamo soddisfatti. Sabato affittiamo uno scooter e giriamo tra alcune delle più belle spiagge dell’isola. Mi rendo conto di come alcuni tra i più bei posti al mondo siano i posti più poveri, posti in cui l’uomo ha messo le mani ma lasciando comunque qualche angolo di paradiso. Marcello di taglia un piede, ma questo gli ha permesso di mostrarsi a tutti come un non ciabattone, sfoggiando giorno e notte il suo paio di timberland da barca.




Nel tardo pomeriggio continuiamo il nostro giro in moto alla ricerca di un posto dove affittare una barca a vela. Il primo tentativo è vano ma allo stesso tempo conosciamo un personaggio che detiene il record asiatico di traversata su windsurf e si sta ora preparando per un record mondiale su un catamarano. Il secondo tentativo ci porta allo yatch club di Phuket. Il posto viene gestito da signori si 60/70 anni, tutti in pensione sull’isola. Penso che dopotutto, anche a me non dispiacerebbe trasferirmi qua da vecchio. Ceniamo al club e la sera beviamo qualche birra al centro di Patong. Ma non si può fare troppo tardi, domani mattina abbiamo il traghetto per Phi Phi Islands le isole dove hanno girato il film the Beach. La sveglia ci scaraventa fuori dalla camera e dopo aver lasciato il nostro caro albergo per gay prendiamo la barca. Ci addormentiamo sul ponte superiore ma dopo quasi un’ora e mezza l’arrivo. Benvenuti in paradiso. Attracchiamo al pontile, troviamo un albergo e senza perdere tempo affittiamo una long boat per un giro tra le due isole. Credo le parole non bastino a descrivere la bellezza di questi posti. Nonostante siano stati afflitti da poco più di due anni dallo tsunami, conservano ancora un fascino sbalorditivo. Facciamo snorkeling tra le acque cristalline e andiamo nella spiaggia sede del famoso film. Incredibile, avrei voluto anche io fare parte della crew del film. Ci rechiamo in seguito nella monkey beach, spiaggia ove scimmie libere allietano e talvolta attaccano i turisti. Il giro in barca termina ammirando in tramonto. Il programma prevedeva di restare qua per due giorni, ma affascinati decidiamo di restare quattro giorni. La sera giriamo per qualche locale con quattro israeliane ma siamo molto stanchi, è stata una lunga giornata. Lunedì andiamo a nuotare con gli squali, saltiamo da rocce di 13 metri di altezza e per concludere in bellezza ci troviamo immersi un un temporale. La marea aveva ridotto il livello del mare di vari metri, anche le guide sembravano sorprese. Marcello mi dice che questi erano gli stessi indizi notati poco prima delle tsunami. Ma siamo ancora qua. La sera giriamo diversi locali, c’è un bellissimo spettacolo del fuoco in un locale in riva al mare. Andiamo a ballare in seguito al Carlitos e verso le tre tutti al reggae bar. Phi Phi Island sembra una colonia di svedesi, e memori delle loro origini vichinghe, amici si cimentano nella Thai Box senza esclusione di colpi. Martedì cambiamo albergo, andiamo in un bungalow a Rantee Beach. Sembra di essere su un'altra isola. Il posto è calmissimo, la lancetta dell’orologio sembra affaticarsi a segnare le ore e i minuti. Vorrebbe prendere il sole anche lei. Note reggae saltellano tra i granelli si sabbia, conferendo all’ambiente un atmosfera magica. Oggi è giornata da spiaggia, dobbiamo abbronzarci. La sera ceniamo in un ristorante a pochi metri dalla nostra camera con due ragazze estoni. Finalmente due ragazze che sono qua in vacanza come noi per qualche giorno, e non come tutti i ciabattoni dell’isola qua per tre mesi. Mercoledì ritorno a Phuket, shopping dell’ultima ora e Marcello riparte per Singapore. Io rimango sull’isola fino a sabato, ma questa è un’altra storia.


Settimana con i fratelli Benussi



Scusate la mia assenza sul blog ma, mi sono per così dire, preso una vacanza. In data 10 marzo, misero piede in suolo nipponico i fratelli Benussi. Dopo un weekend a Tokyo il fatidico incontro alla stazione di Kyoto. Erano oramai sei mesi che non ci vedevamo, ma dopo i primi minuti, sei mesi sono sembrati pochi giorni. Andiamo subito a cena e la disperazione di Lorenzo è palpabile. Siamo in un ristorante tipico giapponese, cena yakiniku, sostanzialmente barbeque. Secondo Lorenzo l’ho portato a mangiare interiora di mucca o altri animali, quindi non riesce ad apprezzare molto. Le reazioni di fratello e sorella sono alquanto diverse. Marta, desiderosa di apprendere nuove culture, vivere nuove realtà, integrarsi in società che capovolgono completamente il suo modo di vivere. Lorenzo, italiano al 101%, non ha voglia di impazzire in questo nuovo mondo nel quale si ritrova immerso per qualche giorno. Lui, l’unica persona che io conosca, che sarebbe capace di andare a vivere in Antartide, stabilire una connessione internet, portarsi con se cibo italiano e andare avanti mesi senza troppi problemi. L’italia è l’italia, e lui ci tiene a sottolinearlo ogni giorno. Due fratelli, ma con spiriti molto diversi. Dopo cena ci rechiamo a casa mia. I primi commenti: se sei stato capace di vivere qua per sei mesi, potresti andare qualche mese sull’ISS. In effetti, lo spazio probabilmente sarebbe lo stesso. Ho preso anche l’appartamento accanto al mio per questa settimana, altrimenti sarebbe alquanto impossibile vivere in tre in tanto angusto spazio. Per lunedì, è previsto un grande evento a Nara. Secondo le immagini che abbiamo avuto modo di osservare, un tempio dovrebbe essere inondato di torce ardenti per un epico spettacolo. La mattina del lunedì visita in università e il pomeriggio trasferimento verso la tanto attesa cerimonia. Le ore pomeridiane trascorrono nei parchi di Nara. Fotografie all’ombra dei ciliegi, alcuni in fiore, fughe dai cerbiatti liberi per la città, imbizzarriti dal profumo dei biscotti nelle mie mani. Mi inseguono, io sembro un pazzo che corre avanti e indietro cercando di sfuggire alle loro grinfie. I cerbiatti sono astuti. Pochi minuti e mi rubano tutto.
Il momento arriva. Due ore di gelante attesa alle pendici del tempio e finalmente fuoco. Ma dove sono tutte queste torce? Sono solo due. Delusione, sempre di più. Scopriamo che le fotografie che raffigurano il tempio infuocato sono ottenute con tecniche fotografiche, l’obiettivo viene lasciato aperto per lungo tempo, potendo così raffigurare una scena completamente irreale. Vabbè, non possiamo farci nulla. Andiamo a cena e torniamo a casa. Martedì Kyoto ci aspetta. Il turismo che facciamo potrebbe insegnare a generazioni e generazioni. Saliamo sulla torre di Kyoto, il punto più alto della città, con una visuale che spazia a 360° su tutta la città. Scegliere i posti da visitare in seguito risulta abbastanza semplice. Andiamo al Kiyomizu Dera. Lorenzo spende un patrimonio votandosi a Buddha per amore e università. Io mi limito all’università. Speriamo che i nostri desideri si avverino. Visitiamo un altro tempio eretto da una vedova in onore del suo defunto marito. Passeggiamo lungo le strade che costituiscono in quartiere delle geishe. Fortuna vuole che ne incontriamo due e facciamo qualche fotografia. Continuiamo a camminare. Io e Marta prendiamo un vino caldo, sembra quasi di essere sulle piste da sci. Una bellissima atmosfera ci circonda. Attraversiamo un piccole fiume riempito di tronchi di bambù e candele al loro interno. Vediamo la parata per un matrimonio, il matrimonio della volpe. Cosa sarà mai? Gente ovunque, il turismo che pulsa nella città più antica del Giappone. Cena italiana e si torna a casa. Mercoledì giornata particolare. Ci attende una cena con tre ragazze giapponesi a Osaka. Il pomeriggio visitiamo uno dei più spettacolari grattacieli di Osaka, l'Umeda Sky Building. Due torri di quasi 50 piani, collegamenti passanti e il collegamento primario a forma di cerchio all’ultimo piano. Stupendo. Prima di cena andiamo a Den Den Town, la città dell’elettronica di Osaka. Lorenzo, con il suo olfatto elettronico sopraffino, non manca di fare azzeccati acquisti. Ma non c’è molto tempo, le donne ci attendono. L’incontro e subito al ristorante. Come mi aspettavo, la situazione è abbastanza divertente. Le ragazze parlano poco inglese e quindi non c’è un grande dialogo, ma ci arrangiamo. Una delle tre è una delle mie donne giapponesi, le altre due sono tutte per Lorenzo. Purtroppo non sono riuscito a trovare un uomo per Marta, ma del resto trovare un bell’uomo giapponese non è particolarmente facile. La cena prosegue, i drink non mancano. Queste ragazze sembrano insaziabili. Finiamo e dobbiamo andare. Lorenzo gira per le strade di Osaka mano per mano con le due ragazze. Sembra quasi un magnaccia. Giovedì ultimo giorno di turismo. Decidiamo per l’Himeji Castle, il più bel castello del Giappone. Molto bello. Diviso in due parti, la più piccola per le donne e la parte più imponente per i samurai. Chissà come si viveva all’epoca. Sicuramente i samurai avranno avuto molto da fare con tutte queste donne, altro che combattere o imparare l’arte della spada. Bellissime giornate, abbiamo visto posti magnifici, posti che non avevo mai avuto opportunità di vedere prima, e sicuramente vederli con due grandi amici ha reso tutto più speciale. La fine della vacanza nipponica per i fratellini è vicina. Marta dice di essersi trovata molto bene e che il Giappone le rimarrà sempre nel cuore. Ci credo, rimarrà anche a me sempre nel cuore. Lorenzo che ha cambiato leggermente il suo punto di vista. Siamo passati da domenica in cui non vedeva l’ora di tornare in Italia a venerdi in cui mi chiede a quando il prossimo viaggio in Giappone insieme, ma la prossima volta per trovare moglie a lui (le giapponesi sono le sue donne). Chissà, magari tra qualche anno mi ritroverò veramente qua di nuovo alla ricerca della moglie perfetta per Lorenzo.







giovedì, marzo 15, 2007

Award

Scusate se è poco...Ma oltre ad aver presentato a due conferenze, ho vinto anche il premio come migliore presentazione alla conferenza di Kyoto...Premio conferito dalla società dei materiali compositi del Giappone...Ho spaccato...

domenica, marzo 11, 2007

Dr. Rampinelli


Sette giorni, due conferenze...una a Tokyo e l'altra a Kyoto...
Nella seconda, la più importante, al momento della mia presentazione...
lo chiamarono Dr. Rampinelli...

lunedì, marzo 05, 2007

Online Dating

Questo weekend sono stato Tokyo per una conferenza. Sabato mattina, dopo aver lasciato l’hotel, faccio due passi in zona Ikebukuro e mi fermo in edicola alla ricerca di un quotidiano in lingua inglese. Ne trovo solo uno che si chiama Mainichi Weekly. Lo compro e inizio a sfogliarlo per vedere se c’è qualche notizia interessante. Il giornale è pessimo ma all’ultima pagina c’è una chicca, un articolo dedicato alle donne con tutte le regole dell’online dating. Quello che segue è una semplice traduzione.

"Se stai avendo problemi nell’incontrare uomini e stai pensando di puntare le tue energie ricercando qualche appuntamento online ma sei timorosa di ciò, sappiamo come ti senti e vogliamo aiutarti!
Noi capiamo che molte donne reputino gli appuntamenti online pericolosi e che gli uomini dall’altra parte del cavo potrebbero essere sposati o fingere di essere ciò che non sono. Capiamo anche che molte persone ritengono che l’unico modo per avere una vera attrazione è solo incontrandosi di persona. Queste sono idee oramai sorpassate. Oggigiorno, incontrarsi in Internet è molto comune e normale…i tuoi colleghi di lavoro e i tuoi vicini sono probabilmente online! Siti dedicati agli appuntamenti, come Match.com, hanno avuto un enorme successo e le descrizioni e fotografie online offrono le informazioni necessarie delle persone. Se seguirai le regole per l’online dating, eviterai gli errori comuni, non perderai tempo e incontrerai solo uomini che ti interessano veramente. Siamo lieti di riportare che molti dei nostri clienti da tutto il mondo hanno trovato il vero amore online e si sono sposati seguendo queste semplici regole, e quindi anche tu potrai trovare l’uomo per te.


Regole - Prime

Metti la tua foto e descrizione online e lascia che siano gli uomini a scriverti per primi così che puoi essere sicura di piacergli. Mettere la tua descrizione senza la foto non ha senso, sarebbe come andare ad una festa con un sacco sulla tua testa. Sii sicura di pubblicare un primo piano di te sorridente e una foto di te completa. Scrivi la tua descrizione in modo semplice e solare, mettendo un nome che attiri attenzione tipo AsianBeauty39. La tua descrizione dovrebbe includere dettagli quali il tuo lavoro, il film, i libri, il piatti preferiti, viaggi, hobby, etc…Non scrivere nulla relativamente alle tue storie amorose passate o di ciò che vuoi. Questo impaurirebbe gli uomini! Non rispondere alle descrizioni degli uomini – questo è come fare il primo passo.
Aspetta 24 ore prima di rispondere alla mail di un uomo – in questo modo sembrerai impegnata, non disperata.
Non rispondere alle mail durante i weekend. Sei impegnata!
Se un uomo non ti chiede il tuo numero di telefono entro la quarta mail, smettila di scrivergli. È un perdi tempo! Inoltre! Tu vuoi un appuntamento, non una persona a cui scrivere lettere! (Qua mi permetto un commento: se non gli chiede il numero entro la quarta mail, è anche un pò frocio).

Regole - Seconde

Punta in primo luogo alla sicurezza. Non dire ad un uomo dove vivi o lavori. Fatti dare il suo indirizzo e il numero dell’ufficio in modo da poterlo chiamare quando non c’è e verificare la sua identità.
Incontralo per un aperitivo di un’ora o per un caffé in un posto pubblico vicino a te e salutalo dalla tua macchina, non dalla sua. Mantieni la tua foto e descrizione sul sito fintanto che sei ancora disponibile e continua a incontrare uomini di persona in altre situazioni, dato che spesso gli uomini online fanno “poof” (spariscono).
Anche quando stai uscendo con lui, lascia che sia l’uomo a mandarti le mail per primo e sii sicura che le tue risposte siano brevi e coincise. Ricorda, sei occupata. Puoi parlare di più durante gli appuntamenti. "


This is it!!! L’articolo finisce qua. Se qualcuno dopo aver letto quest’articolo pensasse di provare a trovare l’uomo o la donna online, permettetemi un consiglio. Uscite di casa e smettetela di stare in internet. Il mondo è pieno di donne e uomini single, lasciamo aspettare l’etere ancora qualche decennio…


martedì, febbraio 27, 2007

Sé Sé, Alà Alà


Credo che dopo questo possa aspettarmi di tutto. Sabato sera come da buona abitudine, sono andato a Osaka per una lunga nottata. La serata è iniziata al Pigs and Whistle, oramai consueto luogo di incontro per la maggior parte degli occidentali residenti o in visita a Osaka.
Visi noti ma molti nuovi questa sera. Il locale è pienissimo. Appena entrato vedo due amici, e mi dirigo verso il loro tavolo. Poso la giacca e vado al bar per il primo cocktail, Cuba Libre. Ritorno al tavolo e iniziamo a chiacchierare. Più tardi, mi alzo per prendere un secondo cocktail e una donna, credo abbia sessent’anni, mi ferma. Parla uno stentato inglese, ma la frase suona abbastanza chiara: hai la ragazza? Tra me e me mi chiedo: che cazzo ci fa una sessant’enne in un locale a mezzanotte, e in più ci sta provando con me. Normalmente alla fatidica domanda rispondo di no, ma in questo caso ho optato per una risposta affermativa. Candidamente le dico di essere fidanzato, anche se sto mentendo. Poverina, ci rimane male e per il resto della serata mi continua a fare facce strane, sembra che cerchi di farmi sentire in colpa. Non credo sia difficile capire che io preferisca le ventenni a una sessant’enne con la pelle di un bulldog e il viso da pesce palla. Ma qua le sorprese non finiscono mai. Fortunatamente la sua amica (probabilmente di 70 anni) ha voluto intrattenere con me solo una normale conversazione senza alcun altro fine.

lunedì, febbraio 19, 2007

Mormoni

Caso vuole che sabato sera, a cena a casa di un amico cinese, fossero invitati due mormoni. Due ragazzi sui vent’anni, entrambi provenienti dagli Stati Uniti, uno da Las Vegas, l’altro dall’Oregon. Facilmente riconoscibili per via di una targhetta in plastica posta sulla giaccia. Avevo già visto dei loro compagni per le strade di Milano e, persino a Ottobre appena arrivato in Giappone, vicino a casa mia. Incuriosito chiedo se posso porgli delle domande. Il loro consenso si è trasformato in una sorta di chiacchierata intervista della durata di tre ore, durante la quale non hanno avuto alcun problema a rispondere ai miei quesiti. Questo è quello che ho potuto apprendere:
Quando una persona sceglie di entrare a far parte di questa chiesa, deve compiere una sorta di missione per due anni. La missione consiste nell’andare in giro per il mondo e predicare il loro credo, fiduciosi che i loro insegnamenti possano rendere la vita della gente migliore. Questi ragazzi stanno ora adempiendo questo compito. Durante questo periodo vi sono però una serie di rigide regole da rispettare. Coprifuoco alle 21.30, impossibilità di frequentare alcuna donna, avere alcun rapporto sessuale, divieto di masturbarsi. Vietato l’utilizzo di alcolici, nicotina. Obbligo di restare sempre con il proprio compagno, svegliarsi e andare a dormire con lui. Dormire nella stessa camera ma in letti diversi. Divieto di leggere libri (tranne la loro bibbia), divieto di guardare film, ascoltare musica se non autorizzata dalla loro chiesa. Niente vacanze durante il periodo della missione. Vietato l’utilizzo di videogiochi, computer se non una volta a settimana per scrivere ai genitori. Chiamate concesse alla famiglia, due all’anno. Una a Natale e l’altra la festa della mamma. Tutti i trasporti avvengono per mezzo di bicicletta, tranne in casi in cui ciò sia impossibile. Tutte queste regole sono state concepite per aiutare questi ragazzi a focalizzare al massimo sulla loro missione. Una volta terminata la missione ritorneranno a casa e proseguiranno la loro vita normalmente. Ogni anno, o perlomeno, i primi anni, daranno il 10% dei loro guadagni alla chiesa.
Diciamo che questo è più che sufficiente. Del resto Shakespeare nell’Amleto scriveva: “E’ una bella prigione, il mondo”. Come è possibile che ragazzi di vent’anni, nel pieno della loro gioventù si chiudano in una sorta di mondo a parte, un mondo nel quale tutti i piaceri della vita vengono negati. Mi sovviene ora Oscar Wild: “Resisto a tutto tranne alle tentazioni”. Che senso ha non poter guardare film o ascoltare musica? Potrebbero solo che essere un modo per discutere di cosa nel mondo è diverso da quello che loro vorrebbero, come le altre persone vivono la loro vita, esprimono i loro sentimenti. Un modo per rafforzare il loro credo. Come è possibile che queste persone vogliano cambiare la nostra realtà, convinte di poter dare un vero contributo, se non vivono nella nostra realtà. Credo che altri commenti li lascerò a voi.

domenica, febbraio 11, 2007

Quanto è piccolo il mondo!!!


"E si concluse così la supremazia dell'unico occidentale in università, rappresentato dal sottoscritto".
Oggi, 11 febbraio 2007, mise piede in questa ridente cittadina un'altro esponente europeo.
E' una ragazza olandese, che coincidenza vuole, conoscessi già perchè frequentava la Delft University. Siamo in più di sei miliardi di persone al mondo, e anche dall'altro capo del globo mi capita di incontrare qualcuno conosciuto in passato.......Che storia!!!

Buona Domenica a tutti
Un bacione

domenica, febbraio 04, 2007

Setsubun

Secondo il calendario lunare giapponese il 3 febbraio sancisce la fine dell'inverno. In questo speciale giorno si svolgono diverse cerimonie per scacciare il demonio dalle proprie case e renderle posti pieni di felicità. Questo giorno si chiama Setsubun e le cerimonie pubbliche sono tra le più drammatiche che si possano vedere in tutto l'anno.

venerdì, febbraio 02, 2007

The “wave speech”

“Strange memories on this nervous night in Las Vegas. Five years later? Six? It seems like a lifetime, or at least a Main Era–the kind of peak that never comes again. San Francisco in the middle sixties was a very special time and place to be a part of. Maybe it meant something. Maybe not, in the long run . . . but no explanation, no mix of words or music or memories can touch that sense of knowing that you were there and alive in that corner of time and the world. Whatever it meant. . . .

History is hard to know, because of all the hired bullshit, but even without being sure of "history" it seems entirely reasonable to think that every now and then the energy of a whole generation comes to a head in a long fine flash, for reasons that nobody really understands at the time — and which never explain, in retrospect, what actually happened.

My central memory of that time seems to hang on one or five or maybe forty nights — or very early mornings — when I left the Fillmore half-crazy and, instead of going home, aimed the big 650 Lightning across the Bay Bridge at a hundred miles an hour wearing L. L. Bean shorts and a Butte sheepherder's jacket . . . booming through the Treasure Island tunnel at the lights of Oakland and Berkeley and Richmond, not quite sure which turn-off to take when I got to the other end (always stalling at the toll-gate, too twisted to find neutral while I fumbled for change) . . . but being absolutely certain that no matter which way I went I would come to a place where people were just as high and wild as I was: No doubt at all about that. . . .

There was madness in any direction, at any hour. If not across the Bay, then up the Golden Gate or down 101 to Los Altos or La Honda. . . . You could strike sparks anywhere. There was a fantastic universal sense that whatever we were doing was right, that we were winning. . . .

And that, I think, was the handle — that sense of inevitable victory over the forces of Old and Evil. Not in any mean or military sense; we didn’t need that. Our energy would simply prevail. There was no point in fighting — on our side or theirs. We had all the momentum; we were riding the crest of a high and beautiful wave. . . .

So now, less than five years later, you can go up on a steep hill in Las Vegas and look West, and with the right kind of eyes you can almost see the high-water mark — that place where the wave finally broke and rolled back.”

Hunther S.Thompson

giovedì, gennaio 25, 2007

Weekend a Busan - Domenica


Viva la pigrizia. Mi sveglio alle undici, faccio una doccia e ordino la colazione in camera. Continental breakfast: tè, pane e marmellata e spremuta di arancia. Mi vesto e torno nuovamente al Gukje market. Ci sono decine di donne che cucinano all’aperto, ristoranti provvisori per la strada, cibo tipico coreano che devo ammettere essere molto buono. Faccio un po’ di shopping, mi fermo a parlare con un commerciante peruviano e torno in hotel a lasciare gli acquisti. Dieci minuti e prendo un taxi. È senza benzina, ne prendo un altro. Direzione Taejongdae, in riva al mare. C’è una bellissima passeggiata da fare. È una giornata limpidissima e c’è tantissima gente in giro. Mi incammino e poco dopo scendo in spiaggia. È incredibile quante siano le navi all’orizzonte, decine e decine tutte enormi. Prendo un traghetto, mi è mancato in questo periodo il mare. Un’ora di tour. C’è un vento molto forte e mi dico: qua una bella bolina sarebbe l’ideale, peccato non sia su una barca a vela. Tornati in spiaggia continuo la passeggiata. C’è una torre di osservazione e poco dopo il faro della città, ritenuto di grande importanza, quasi un monumento nazionale. La zona è molto bella, e anche qua gli occidentali si contano sulla punta delle dita. Oramai ci sto facendo l’abitudine, noi europei siamo un po’ restii a visitare i paesi asiatici, tranne che per il turismo sessuale. Ci vogliono quattro ore per completare la camminata. Ritornato al punto di partenza prendo un taxi per tornare in centro città. Probabilmente non sono molto fortunato con i tassisti. Non ho mai visto una persona guidare così male. Mi faccio lasciare prima del punto previsto, voglio fare due passi. Vado verso il mercato del pesce, inizio ad avere fame, oggi non ho pranzato ed è ora di cena. Mi siedo in ciò che difficilmente può essere chiamato ristorante. Una tenda, qualche panchina e diversi bracieri. Non parlano inglese ma non è un problema, menù unico. Il braciere è acceso, mettono un foglio di alluminio sopra e lo riempiono con “qualcosa”. Credo che difficilmente mi scorderò questa cena. Quel “qualcosa” scopro essere un misto di verdure e pesce. Ma il pesce è ancora vivo. Sembrano dei vermoni. Continuano a muoversi. Che fortuna che non mi lascio facilmente impressionare. Faccio un video, non credo che nessuno mi crederebbe se raccontassi quello che sto vedendo. Non oso toccare nulla. Aspetto indicazioni, animali vivi non ne voglio nel mio stomaco. Dopo un po’ mi dicono che è pronto. In effetti sembra tutto ok. Assaggio ed è molto buono, anche se non ho ancora capito ciò che ho mangiato. Dopo cena bevo un caffè da Starbucks e torno in hotel. Domani mattina alle sette ritorno in Giappone.


Weekend a Busan - Sabato


La giornata inizia presto. Sveglia alle otto, alle nove ho il treno per Busan, la seconda città più grande della Corea. Mi trovo al Kumoh National Institute of Technology a Gumi. Sono venuto in visita per una settimana. Il treno è molto veloce. In sole due ore sono in città. Prendo un taxi e mi dirigo in albergo per fare il check in e lasciare i bagagli in camera. Alloggio all’hotel Phoenix in centro. Mi affaccio alla finestra e riconosco subito l’edificio che ospita il Jacalchi Market. Avevo letto il giorno prima che il palazzo era stato inaugurato lo scorso dicembre. Visto che mezzogiorno si sta avvicinando, e visto che io vado pazzo di pesce, vado al mercato. All’esterno ci sono bancarelle ovunque, donne sulle sessantina tutte vestite uguali, che vendono centinaia di pesci, la maggior parte dei quali ancora vivi, tenuti in vasche con acqua corrente. Entro nell’edificio. Primo piano. Non ho mai visto nulla di simile. Credo si potrebbe sfamare un’intera popolazione con tutto il pesce presente.
Continuo a camminare. Credo di non riuscire a riconoscere il 50% dei pesci. Ce ne sono talmente tanti, di tutti i tipi, vivi…Salgo al secondo piano ove ci sono diversi ristoranti. Mentre passeggio vengo fermato da un’infinità di camerieri, ognuno che cerca di convincermi a sedermi nel proprio ristorante. Passo oltre, non ho abbastanza appetito. Vado al terzo piano. Credo che sia vietato stare qua. Non c’è nulla, tutto ancora in costruzione. Nessuno mi ha visto. Decido di visitare gli altri piani. Quarto, quinto, sesto e settimo. Edificio bellissimo, strano pensare sia stato concepito per il mercato del pesce. Meglio tornare al piani bassi. Scelgo un ristorante e decido di mangiare sashimi. Fantastico, mi chiedo ancora come ho fatto a finire tutto ciò che mi hanno portato. Pago ed esco all’aria aperta. Mentre cammino vedo della gente che gioca a golf, in una struttura indoor. Non ho mai giocato, ma ho sempre desiderato provare. Cerco l’entrata. Pago, mi danno una mazza e inizio. Sono il giocatore meno professionale presente. Tutti con la loro sacca delle mazze, scarpe giuste, guantini. Io ho una mazza sola, al posto delle scarpe da golf indosso scarponcini Timberland e inoltre non ho mai giocato. Faccio due tiri. Un signore mi vede e decide di darmi lezioni, fortunatamente. Culo in fuori, ginocchia morbide, braccio sinistro teso, grip giusto e riprovo. Diciamo che ci è voluto un po’ di tempo e qualche cesta di palline prima di fare qualche tiro decente ma alla fine cè l’ho fatta. La prossima volta sfido Tiger Woods. Sono stanco e decido di smettere. Vado in un altro mercato, il Gukje Market, probabilmente uno dei mercati più famosi di tutta la Corea. Qui si può trovare qualunque cosa. Un tempo si vendevano addirittura armi. Mentre chiedo informazioni conosco un ragazzo del posto. Facciamo due passi insieme e gli chiedo qualche consiglio relativamente ai posti da visitare. Dopo un’oretta lo saluto e prendo la metro. Prima fermata: Lotte department store, vediamo se c’è qualche bel vestito qua in Corea. Nulla di che, abbastanza simile al Giappone. Non più interessato allo shopping mi butto sul culturale. Prossima fermata: Busan museum of modern art. Esco dalla stazione della metro e vengo colpito dall’edificio BEXCO (Busan Exhibition and Convention Center), struttura utilizzata per l’APEC. Il museo può aspettare. Entro e faccio due passi. Attrazione del momento: London Carnival in Busan. Come un bambino, prendo il biglietto di ingresso e vado al carnevale. Le giostre al chiuso. Autoscontri, calci in culo, top-spin, casa degli specchi. Rimango molto colpito da degli stuntmen inglesi che corrono in motocicletta su un muro verticale, un gran cilindro in legno. Conosco delle ragazze coreane. Le invito a cena. Accettano ma mi chiedono di aspettarle due ore perché ora stanno lavorando. Non ho voglia. Prendo un taxi e vado a Haeunde, il quartiere notturno di Busan, per il museo si è fatto tardi. Chiedo al tassista di portarmi in un bel ristorante con vista sul mare. Facciamo un incidente. Niente di grave. Mezz’ora di contrattazioni e alla fine il tutto si conclude con un pagamento in contanti immediato e tutti i moduli vengono stracciati. Ripartiamo e dopo cinque minuti arrivo al ristorante. Il tassista mi fa lo sconto. Il ristorante ha una vista stupenda ma è pieno. Devo aspettare mezz’ora. Non avendo nulla da fare decido di sedermi nei tavoli all’aperto, sorseggiando un bicchiere di vino italiano. Il tavolo è pronto. Filetto e vino argentino. Cena finita, voglio andare a divertirmi. Prima tappa, il casinò Paradise. Dopo cinque minuti di slot machines perdo tutto, non sono mai stato fortunato. Giro per i tavoli di baccarat e mi viene in mente l’ultimo film di James Bond, Casinò Royale. Qua le puntate non sono così alte, ma sfiorano i 10000 euro. Non sapendo giocare e non volendo perdere altro esco dal casinò alla ricerca di qualche locale. Vado in discoteca. Conosco dei ragazzi inglesi che coincidenza vuole lavorassero al carnevale che avevo visitato il pomeriggio. Prendo un cocktail. Inizio a ballare con due ragazze coreane. Non credevo si muovessero così bene qua le ragazze, mi sembra di tornare ad un anno fa in Havana, Cuba. La serata continua. Cuba libre gratis fino all’una di notte. Conosco delle ragazze inglesi, anche loro lavorano al carnevale. È tardi, prendo un taxi e torno in albergo. Avrei voluto vedere la città di notte ma mi addormento. Il tassista mi sveglia all’entrata dell’hotel. Arrivo in camera e crollo. Che serata….

giovedì, gennaio 18, 2007

Feliz Cumpleaños!


Cumpleaño Feliz, Cumpleaño Feliz, Te deseamos todos, Cumpleaño Feliz

Tanti Tanti auguri

Un bacione

Gabriele


Corea

Pensavate fossi sparito e invece eccomi qua....
Sono in Corea del Sud presso il Kumoh Institute of Technology...
A mostrare che gli italiani spaccano dappertutto...
Un saluto dalla Corea e dal mio amico Buddha qua con me
Vi lascio con una breve citazione di M.L.King:
Returning violence for violence multiplies violence,
adding deeper darkness to a night
already devoided of stars.

giovedì, gennaio 11, 2007

Happy Birthday


Tanti auguri a te
Tanti auguri a te
Tanti auguri papone
Tanti auguri a te...
Un bacione

domenica, gennaio 07, 2007

Kinosaki


Dopo essere tornati da Tokyo siamo stati a Kinosaki, un paesino termale con ben 7 terme...
L'adeguato riposo dopo quattro giorni in una grande città...

E come potrebbe essere completa un'esperienza in Giappone senza provare per almeno una volta il kimono?...ebbene, eccomi qua. Girare per la città con il kimono, che storia...
Questi due giorni alle terme sono stati grandiosi. Più che realtà sembrava di vivere in un film.
Arrivati in albergo, ci viene dato il kimono e dopo un tè verde iniziamo a fare il giro delle prime terme...per cena torniamo in albergo e ci comunicano che la cena sarà servita in camera, camera rigorosamente in stile giapponese antico, con il tatami, le porte scorrevoli.
Arriva la cameriera vestita anche lei con il kimono...apparecchia su due tavolini separati: uno per me e uno per mio papà e per due ore veniamo serviti e riveriti come pasha...
Dopo cena altro giro alle terme...
Verso l'una di notte, seduti su un ponticello, dico a mio papà: avrei un po di fame...e dopo cinque minuti cosa arriva? La cosa più figa del mondo: un furgoncino con un uomo seduto nel retro che cucina spaghetti al momento. Due pentoloni di acqua bollente, scatole e scatolette contenenti verdure, carne e tutto il necessario...Il vapore che nasconde l'uomo e noi che ci chiediamo: Come cazzo fa a vederci???? Potete immaginarvi le risate che ci siamo fatti...in parte erano dovute anche a una serie di cocktail bevuti precedentemente...

Concludendo, è una esperienza che consiglierei a chiunque...Se avrete la possibilità di venire in Giappone, non lasciatevi sfuggire tutto questo.....
Un bacione

Tokyo


Per capodanno sono stato a Tokyo con mio papà che è venuto a trovarmi per una decina di giorni in Giappone.
Grande città, 12.5 milioni di abitanti, grattacieli ovunque, migliaia di ristoranti, attraversi la strada e contemporaneamente altre centinaia di persone la attraversano con te...
Tanti i posti da vedere: si passa dai quartieri notturni di Shibuya e Roppongi ai centri commerciali più grandi al mondo in Ikebukuro, dalla città dell'elettronica in Akihabara alle vie di Ueno che evocano il vecchio Giappone, cosi come erà prima della Bubble economy, dal mercato del pesce in Tsukiji alle vie di Asakusa, quartiere dove per primo fiorirono i primi cinema e i primi locali di striptease dopo che il Giappone uscì dal dettato isolamento....e infine, per concludere in bellezza, il palazzo dell'imperatore, che caso vuole fosse aperto il 2 di gennaio e quindi siamo riusciti a vedere la famiglia imperiale...
Una città per tutti i gusti, per le persone che amano la tecnologia e l'elettronica, per le persone che amano i templi e gli stupendi giardini giapponesi, e anche per chi vuole semplicemente godersi la cucina giapponese...quanto era buono il sashimi ad Asakusa...

Nelle foto: Absolut Ice Bar di Tokyo (30-12), Hard Rock Cafè (31-12), Yasukuni Jinja (il tempio più controverso di tutto il giappone, 1-1), Palazzo Imperiale (2-1).

Arancia Meccanica

Ditemi voi se non sembro il protagonista di Arancia Meccanica in questa foto...