lunedì, dicembre 03, 2007
Hey Dude, What's Up???
lunedì, settembre 10, 2007
Italia - Francia

Qualche mese fa Alessandro mi chiama chiedendomi se potevo andare a comprare i biglietti per la partita Italia – Francia a lui e Gigi. Mi dico: perché no?! Perché non andare? Non ho mai visto l’Italia, il calcio è per me uno degli ultimi sport sulla terra da tenere in considerazione ma può sempre essere una bella serata tra amici. Mi reco quindi in biglietteria e in seguito a mille disavventure, 12 biglietti annullati e due giorni dopo mi ritrovo con tre biglietti per il secondo anello blu, fila 1, giusto di fronte alle ringhiere.
Arriva quindi il gran giorno, sabato 8 settembre. Vado a Milano e incontro Ale e Gigi, prendiamo la macchina di Ale, un autocarro da lavoro con due posti. Salgo nel baule e via verso Sansiro. Panino, birra in fretta e furia e su per la scalinate dell’imponente stadio. Fila 1 è un disastro, si vede malissimo. Stiamo in piedi vicino alle uscite e inizia la partita. Dopo qualche minuto io e Gigi andiamo a sederci per terra appoggiati alle ringhiere, almeno da qua si vede bene.
Vorrei fare ora una premessa, in quanto calcio ignorante… Non conosco le regole del calcio, guardare 22 giocatori correre dietro a una palla non mi affascina particolarmente ma posso però apprezzare una bella partita.
Detto ciò veniamo quindi al dunque. Il calcio moderno, almeno ad alti livelli mi sembra proprio una gran cagata. Più che caccia al gol mi sembra ci sia la caccia al fallo. Giocatori che appena prendono la palla, ritrovandosi innanzi all’avversario la maggior parte delle volte si ritrovano per terra… oh poverini…si sono fatti la bua… del resto hanno i muscoli da sessantenni, i parastinchi sono fatti di carta velina e gli scontri con l’avversario avvengono a 100 Km/h. Non è più calcio spettacolo in cui i giocatori si cimentano in azioni mozzafiato, fanno venire brividi, pelle d’oca. NO, è il calcio delle fighette, i giocatori del Cayenne turbo e velina a fianco. Nonostante il tifo fosse tutto per loro, i nostri rappresentanti, i giocatori della nazionale… i francesi hanno giocato molto meglio. Dall’euforia iniziale da parte di tutto lo stadio si è passati a innumerevoli commenti, insulti, critiche alla nazionale da parte di tutti. In effetti se questi devono essere coloro che ci rappresentano nel mondo, forse dovremmo vestirli da pagliacci, almeno farebbero ridere, perché in quanto a giocar bene… beh, forse è meglio non pensarci troppo.
martedì, luglio 31, 2007
Lavoro

lunedì, luglio 02, 2007
The Future

lunedì, maggio 28, 2007
Bilbao

giovedì, maggio 03, 2007
Confused
Sono stato un pò assente in questo periodo. E’ vero, ma il ritorno dal Giappone mi ha riportato alla mia vita di sempre, vita che ho vissuto fin dalla mia nascita, alla quale sono abituato e la quale, per ovvie ragioni, sorprende meno rispetto ad un’esperienza in un altro paese. Non sto dicendo che per questo non sia bella, o non mi regali gioie e felicità, semplicemente vi sono meno cose nuove da scoprire, persone da conoscere, luoghi da visitare, e quindi si ricade sempre un po’ in una situazione di monotonia. Il ritorno mi ha lasciato con uno strano senso di incredulità. Non riesco ancora a credere di essere stato sei mesi in Giappone. Non facendo mente locale, non mi sembra nemmeno vero. Solo se ripercorro i mesi che sono appena volati via, come foglie autunnali che lasciando il proprio ramo danzano nell’aria percorrendo giri strani, riesco a vedere tutto ciò che ho fatto, ciò che ho vissuto. I momenti felici, le ansie e le inquietudini appena arrivato, successi e insuccessi. Ma forse è stata un’esperienza talmente fuori da ciò che avrei immaginato, dalla mia vita quotidiana, che ancora sembra un sogno.
martedì, marzo 27, 2007
Sei un ciabattone?
Definizione di ciabattone dal vocabolario di Marcello: colui che quando viaggia, viaggia pensando di riscoprire sé stesso, in ciabatte, sciarpa colorata, guida Lonely Planet perennemente alla mano e probabilmente lavandosi poco.
Viaggio in Tailandia con Marcello. Se pensate che il mondo è piccolo e oramai senza frontiere, pensate bene. È la verità pura e semplice. Sono in Giappone da quasi sei mesi, Marcello a Singapore da quasi tre. Una telefonata e tutto è organizzato. Incontro il 16 marzo a Phuket. Il mio volo è in ritardo di quasi due ore. Arrivato in aeroporto prendo un taxi e vado in albergo. Marcello mi attende leggendo un libro, the Clash of Civilizations, all’entrata dell’hotel. La prima notizia, senza saperlo siamo in un albergo di gay, non male per iniziare pensiamo. Doccia e subito ci lanciamo spensierati per le vie di Patong. Come era prevedibile la prima cena spendiamo un capitale mangiando quasi nulla. Conosciamo degli italiani. Cosa ci fanno qua? Domanda retorica vi potrei dire, vanno a puttane. L’anno scorso, quando ero stato a Cuba con Marco ero rimasto deluso dalla realtà trovata. Ragazze di qualunque età che si prostituiscono a causa della povertà dilagante nelle città. Cuba a confronto di Phuket sembra il posto più pudico del mondo. La prima serata trascorre tra i locali di Bangla Road. Abbiamo una guida di eccezione, un italiano oramai molto pratico della zona. Credo pesasse il doppio di noi, pancia in bella vista e orgoglioso di farsi almeno due troie al giorno. Ci dice che noi non andiamo molto bene qua, siamo troppo magri. In Tailandia la pancia ha un suo sex appeal, è simbolo di possenza, fertilità. La conclusione, o sei un piccolo Buddha o marci male. Passeggiamo lungo la via. Tutte le ragazze, ma veramente tutte, sono prostitute. Convinte o solo per qualche mese all’anno, ma tutte inevitabilmente a pagamento. Andiamo al Tiger, discoteca di due piani. Quante donne vuoi? Una, due, tre o quattro? Basta pagare e tutti le più proibite fantasie possono essere soddisfatte. Bel mondo direbbe qualcuno, ma in realtà è solo un rifugio per gli escrementi della società che non riuscendo ad avere rapporti normali nel loro paese di provenienza, si rifugia qua, credendosi lo stallone del momento, trovandosi la ragazza della settimana, e trascorrendo una settimana di idilliaca felicità, per poi ri-catapultarsi nelle loro città non vedendo l’ora che il periodo delle vacanze arrivi nuovamente. Ragazzi fidanzati, padri di famiglia, omosessuali, il vario mondo. Rimango disgustato, ma probabilmente me lo aspettavo. Uomini incoscienti, il tasso di AIDS è altissimo, ma senza problemi fanno sesso senza preservativo. Bravi scemi. Non posso dire di nutrire rispetto per loro. La serata è comunque molto divertente e sia io che Marcello siamo soddisfatti. Sabato affittiamo uno scooter e giriamo tra alcune delle più belle spiagge dell’isola. Mi rendo conto di come alcuni tra i più bei posti al mondo siano i posti più poveri, posti in cui l’uomo ha messo le mani ma lasciando comunque qualche angolo di paradiso. Marcello di taglia un piede, ma questo gli ha permesso di mostrarsi a tutti come un non ciabattone, sfoggiando giorno e notte il suo paio di timberland da barca.
Nel tardo pomeriggio continuiamo il nostro giro in moto alla ricerca di un posto dove affittare una barca a vela. Il primo tentativo è vano ma allo stesso tempo conosciamo un personaggio che detiene il record asiatico di traversata su windsurf e si sta ora preparando per un record mondiale su un catamarano. Il secondo tentativo ci porta allo yatch club di Phuket. Il posto viene gestito da signori si 60/70 anni, tutti in pensione sull’isola. Penso che dopotutto, anche a me non dispiacerebbe trasferirmi qua da vecchio. Ceniamo al club e la sera beviamo qualche birra al centro di Patong. Ma non si può fare troppo tardi, domani mattina abbiamo il traghetto per Phi Phi Islands le isole dove hanno girato il film the Beach. La sveglia ci scaraventa fuori dalla camera e dopo aver lasciato il nostro caro albergo per gay prendiamo la barca. Ci addormentiamo sul ponte superiore ma dopo quasi un’ora e mezza l’arrivo. Benvenuti in paradiso. Attracchiamo al pontile, troviamo un albergo e senza perdere tempo affittiamo una long boat per un giro tra le due isole. Credo le parole non bastino a descrivere la bellezza di questi posti. Nonostante siano stati afflitti da poco più di due anni dallo tsunami, conservano ancora un fascino sbalorditivo. Facciamo snorkeling tra le acque cristalline e andiamo nella spiaggia sede del famoso film. Incredibile, avrei voluto anche io fare parte della crew del film. Ci rechiamo in seguito nella monkey beach, spiaggia ove scimmie libere allietano e talvolta attaccano i turisti. Il giro in barca termina ammirando in tramonto. Il programma prevedeva di restare qua per due giorni, ma affascinati decidiamo di restare quattro giorni. La sera giriamo per qualche locale con quattro israeliane ma siamo molto stanchi, è stata una lunga giornata. Lunedì andiamo a nuotare con gli squali, saltiamo da rocce di 13 metri di altezza e per concludere in bellezza ci troviamo immersi un un temporale. La marea aveva ridotto il livello del mare di vari metri, anche le guide sembravano sorprese. Marcello mi dice che questi erano gli stessi indizi notati poco prima delle tsunami. Ma siamo ancora qua. La sera giriamo diversi locali, c’è un bellissimo spettacolo del fuoco in un locale in riva al mare. Andiamo a ballare in seguito al Carlitos e verso le tre tutti al reggae bar. Phi Phi Island sembra una colonia di svedesi, e memori delle loro origini vichinghe, amici si cimentano nella Thai Box senza esclusione di colpi. Martedì cambiamo albergo, andiamo in un bungalow a Rantee Beach. Sembra di essere su un'altra isola. Il posto è calmissimo, la lancetta dell’orologio sembra affaticarsi a segnare le ore e i minuti. Vorrebbe prendere il sole anche lei. Note reggae saltellano tra i granelli si sabbia, conferendo all’ambiente un atmosfera magica. Oggi è giornata da spiaggia, dobbiamo abbronzarci. La sera ceniamo in un ristorante a pochi metri dalla nostra camera con due ragazze estoni. Finalmente due ragazze che sono qua in vacanza come noi per qualche giorno, e non come tutti i ciabattoni dell’isola qua per tre mesi. Mercoledì ritorno a Phuket, shopping dell’ultima ora e Marcello riparte per Singapore. Io rimango sull’isola fino a sabato, ma questa è un’altra storia.
Settimana con i fratelli Benussi
giovedì, marzo 15, 2007
Award
domenica, marzo 11, 2007
Dr. Rampinelli
lunedì, marzo 05, 2007
Online Dating

"Se stai avendo problemi nell’incontrare uomini e stai pensando di puntare le tue energie ricercando qualche appuntamento online ma sei timorosa di ciò, sappiamo come ti senti e vogliamo aiutarti!
Noi capiamo che molte donne reputino gli appuntamenti online pericolosi e che gli uomini dall’altra parte del cavo potrebbero essere sposati o fingere di essere ciò che non sono. Capiamo anche che molte persone ritengono che l’unico modo per avere una vera attrazione è solo incontrandosi di persona. Queste sono idee oramai sorpassate. Oggigiorno, incontrarsi in Internet è molto comune e normale…i tuoi colleghi di lavoro e i tuoi vicini sono probabilmente online! Siti dedicati agli appuntamenti, come Match.com, hanno avuto un enorme successo e le descrizioni e fotografie online offrono le informazioni necessarie delle persone. Se seguirai le regole per l’online dating, eviterai gli errori comuni, non perderai tempo e incontrerai solo uomini che ti interessano veramente. Siamo lieti di riportare che molti dei nostri clienti da tutto il mondo hanno trovato il vero amore online e si sono sposati seguendo queste semplici regole, e quindi anche tu potrai trovare l’uomo per te.
Regole - Prime
Metti la tua foto e descrizione online e lascia che siano gli uomini a scriverti per primi così che puoi essere sicura di piacergli. Mettere la tua descrizione senza la foto non ha senso, sarebbe come andare ad una festa con un sacco sulla tua testa. Sii sicura di pubblicare un primo piano di te sorridente e una foto di te completa. Scrivi la tua descrizione in modo semplice e solare, mettendo un nome che attiri attenzione tipo AsianBeauty39. La tua descrizione dovrebbe includere dettagli quali il tuo lavoro, il film, i libri, il piatti preferiti, viaggi, hobby, etc…Non scrivere nulla relativamente alle tue storie amorose passate o di ciò che vuoi. Questo impaurirebbe gli uomini! Non rispondere alle descrizioni degli uomini – questo è come fare il primo passo.
Aspetta 24 ore prima di rispondere alla mail di un uomo – in questo modo sembrerai impegnata, non disperata.
Non rispondere alle mail durante i weekend. Sei impegnata!
Se un uomo non ti chiede il tuo numero di telefono entro la quarta mail, smettila di scrivergli. È un perdi tempo! Inoltre! Tu vuoi un appuntamento, non una persona a cui scrivere lettere! (Qua mi permetto un commento: se non gli chiede il numero entro la quarta mail, è anche un pò frocio).
Regole - Seconde
Punta in primo luogo alla sicurezza. Non dire ad un uomo dove vivi o lavori. Fatti dare il suo indirizzo e il numero dell’ufficio in modo da poterlo chiamare quando non c’è e verificare la sua identità.
Incontralo per un aperitivo di un’ora o per un caffé in un posto pubblico vicino a te e salutalo dalla tua macchina, non dalla sua. Mantieni la tua foto e descrizione sul sito fintanto che sei ancora disponibile e continua a incontrare uomini di persona in altre situazioni, dato che spesso gli uomini online fanno “poof” (spariscono).
Anche quando stai uscendo con lui, lascia che sia l’uomo a mandarti le mail per primo e sii sicura che le tue risposte siano brevi e coincise. Ricorda, sei occupata. Puoi parlare di più durante gli appuntamenti. "
This is it!!! L’articolo finisce qua. Se qualcuno dopo aver letto quest’articolo pensasse di provare a trovare l’uomo o la donna online, permettetemi un consiglio. Uscite di casa e smettetela di stare in internet. Il mondo è pieno di donne e uomini single, lasciamo aspettare l’etere ancora qualche decennio…
martedì, febbraio 27, 2007
Sé Sé, Alà Alà

Visi noti ma molti nuovi questa sera. Il locale è pienissimo. Appena entrato vedo due amici, e mi dirigo verso il loro tavolo. Poso la giacca e vado al bar per il primo cocktail, Cuba Libre. Ritorno al tavolo e iniziamo a chiacchierare. Più tardi, mi alzo per prendere un secondo cocktail e una donna, credo abbia sessent’anni, mi ferma. Parla uno stentato inglese, ma la frase suona abbastanza chiara: hai la ragazza? Tra me e me mi chiedo: che cazzo ci fa una sessant’enne in un locale a mezzanotte, e in più ci sta provando con me. Normalmente alla fatidica domanda rispondo di no, ma in questo caso ho optato per una risposta affermativa. Candidamente le dico di essere fidanzato, anche se sto mentendo. Poverina, ci rimane male e per il resto della serata mi continua a fare facce strane, sembra che cerchi di farmi sentire in colpa. Non credo sia difficile capire che io preferisca le ventenni a una sessant’enne con la pelle di un bulldog e il viso da pesce palla. Ma qua le sorprese non finiscono mai. Fortunatamente la sua amica (probabilmente di 70 anni) ha voluto intrattenere con me solo una normale conversazione senza alcun altro fine.
lunedì, febbraio 19, 2007
Mormoni

domenica, febbraio 11, 2007
Quanto è piccolo il mondo!!!

"E si concluse così la supremazia dell'unico occidentale in università, rappresentato dal sottoscritto".
E' una ragazza olandese, che coincidenza vuole, conoscessi già perchè frequentava la Delft University. Siamo in più di sei miliardi di persone al mondo, e anche dall'altro capo del globo mi capita di incontrare qualcuno conosciuto in passato.......Che storia!!!
domenica, febbraio 04, 2007
Setsubun

venerdì, febbraio 02, 2007
The “wave speech”
History is hard to know, because of all the hired bullshit, but even without being sure of "history" it seems entirely reasonable to think that every now and then the energy of a whole generation comes to a head in a long fine flash, for reasons that nobody really understands at the time — and which never explain, in retrospect, what actually happened.
My central memory of that time seems to hang on one or five or maybe forty nights — or very early mornings — when I left the Fillmore half-crazy and, instead of going home, aimed the big 650 Lightning across the Bay Bridge at a hundred miles an hour wearing L. L. Bean shorts and a Butte sheepherder's jacket . . . booming through the Treasure Island tunnel at the lights of Oakland and Berkeley and Richmond, not quite sure which turn-off to take when I got to the other end (always stalling at the toll-gate, too twisted to find neutral while I fumbled for change) . . . but being absolutely certain that no matter which way I went I would come to a place where people were just as high and wild as I was: No doubt at all about that. . . .
There was madness in any direction, at any hour. If not across the Bay, then up the Golden Gate or down 101 to Los Altos or La Honda. . . . You could strike sparks anywhere. There was a fantastic universal sense that whatever we were doing was right, that we were winning. . . .
And that, I think, was the handle — that sense of inevitable victory over the forces of Old and Evil. Not in any mean or military sense; we didn’t need that. Our energy would simply prevail. There was no point in fighting — on our side or theirs. We had all the momentum; we were riding the crest of a high and beautiful wave. . . .
So now, less than five years later, you can go up on a steep hill in Las Vegas and look West, and with the right kind of eyes you can almost see the high-water mark — that place where the wave finally broke and rolled back.”
Hunther S.Thompson
giovedì, gennaio 25, 2007
Weekend a Busan - Domenica
Viva la pigrizia. Mi sveglio alle undici, faccio una doccia e ordino la colazione in camera. Continental breakfast: tè, pane e marmellata e spremuta di arancia. Mi vesto e torno nuovamente al Gukje market. Ci sono decine di donne che cucinano all’aperto, ristoranti provvisori per la strada, cibo tipico coreano che devo ammettere essere molto buono. Faccio un po’ di shopping, mi fermo a parlare con un commerciante peruviano e torno in hotel a lasciare gli acquisti. Dieci minuti e prendo un taxi. È senza benzina, ne prendo un altro. Direzione Taejongdae, in riva al mare. C’è una bellissima passeggiata da fare. È una giornata limpidissima e c’è tantissima gente in giro. Mi incammino e poco dopo scendo in spiaggia. È incredibile quante siano le navi all’orizzonte, decine e decine tutte enormi. Prendo un traghetto, mi è mancato in questo periodo il mare. Un’ora di tour. C’è un vento molto forte e mi dico: qua una bella bolina sarebbe l’ideale, peccato non sia su una barca a vela. Tornati in spiaggia continuo la passeggiata. C’è una torre di osservazione e poco dopo il faro della città, ritenuto di grande importanza, quasi un monumento nazionale. La zona è molto bella, e anche qua gli occidentali si contano sulla punta delle dita. Oramai ci sto facendo l’abitudine, noi europei siamo un po’ restii a visitare i paesi asiatici, tranne che per il turismo sessuale. Ci vogliono quattro ore per completare la camminata. Ritornato al punto di partenza prendo un taxi per tornare in centro città. Probabilmente non sono molto fortunato con i tassisti. Non ho mai visto una persona guidare così male. Mi faccio lasciare prima del punto previsto, voglio fare due passi. Vado verso il mercato del pesce, inizio ad avere fame, oggi non ho pranzato ed è ora di cena. Mi siedo in ciò che difficilmente può essere chiamato ristorante. Una tenda, qualche panchina e diversi bracieri. Non parlano inglese ma non è un problema, menù unico. Il braciere è acceso, mettono un foglio di alluminio sopra e lo riempiono con “qualcosa”. Credo che difficilmente mi scorderò questa cena. Quel “qualcosa” scopro essere un misto di verdure e pesce. Ma il pesce è ancora vivo. Sembrano dei vermoni. Continuano a muoversi. Che fortuna che non mi lascio facilmente impressionare. Faccio un video, non credo che nessuno mi crederebbe se raccontassi quello che sto vedendo. Non oso toccare nulla. Aspetto indicazioni, animali vivi non ne voglio nel mio stomaco. Dopo un po’ mi dicono che è pronto. In effetti sembra tutto ok. Assaggio ed è molto buono, anche se non ho ancora capito ciò che ho mangiato. Dopo cena bevo un caffè da Starbucks e torno in hotel. Domani mattina alle sette ritorno in Giappone.
Weekend a Busan - Sabato


giovedì, gennaio 18, 2007
Corea
giovedì, gennaio 11, 2007
domenica, gennaio 07, 2007
Kinosaki

Dopo essere tornati da Tokyo siamo stati a Kinosaki, un paesino termale con ben 7 terme...
L'adeguato riposo dopo quattro giorni in una grande città...
E come potrebbe essere completa un'esperienza in Giappone senza provare per almeno una volta il kimono?...ebbene, eccomi qua. Girare per la città con il kimono, che storia...
Questi due giorni alle terme sono stati grandiosi. Più che realtà sembrava di vivere in un film.
Arrivati in albergo, ci viene dato il kimono e dopo un tè verde iniziamo a fare il giro delle prime terme...per cena torniamo in albergo e ci comunicano che la cena sarà servita in camera, camera rigorosamente in stile giapponese antico, con il tatami, le porte scorrevoli.
Arriva la cameriera vestita anche lei con il kimono...apparecchia su due tavolini separati: uno per me e uno per mio papà e per due ore veniamo serviti e riveriti come pasha...
Dopo cena altro giro alle terme...
Verso l'una di notte, seduti su un ponticello, dico a mio papà: avrei un po di fame...e dopo cinque minuti cosa arriva? La cosa più figa del mondo: un furgoncino con un uomo seduto nel retro che cucina spaghetti al momento. Due pentoloni di acqua bollente, scatole e scatolette contenenti verdure, carne e tutto il necessario...Il vapore che nasconde l'uomo e noi che ci chiediamo: Come cazzo fa a vederci???? Potete immaginarvi le risate che ci siamo fatti...in parte erano dovute anche a una serie di cocktail bevuti precedentemente...
Concludendo, è una esperienza che consiglierei a chiunque...Se avrete la possibilità di venire in Giappone, non lasciatevi sfuggire tutto questo.....
Un bacione
Tokyo

Per capodanno sono stato a Tokyo con mio papà che è venuto a trovarmi per una decina di giorni in Giappone.
Grande città, 12.5 milioni di abitanti, grattacieli ovunque, migliaia di ristoranti, attraversi la strada e contemporaneamente altre centinaia di persone la attraversano con te...
Tanti i posti da vedere: si passa dai quartieri notturni di Shibuya e Roppongi ai centri commerciali più grandi al mondo in Ikebukuro, dalla città dell'elettronica in Akihabara alle vie di Ueno che evocano il vecchio Giappone, cosi come erà prima della Bubble economy, dal mercato del pesce in Tsukiji alle vie di Asakusa, quartiere dove per primo fiorirono i primi cinema e i primi locali di striptease dopo che il Giappone uscì dal dettato isolamento....e infine, per concludere in bellezza, il palazzo dell'imperatore, che caso vuole fosse aperto il 2 di gennaio e quindi siamo riusciti a vedere la famiglia imperiale...
Una città per tutti i gusti, per le persone che amano la tecnologia e l'elettronica, per le persone che amano i templi e gli stupendi giardini giapponesi, e anche per chi vuole semplicemente godersi la cucina giapponese...quanto era buono il sashimi ad Asakusa...
Nelle foto: Absolut Ice Bar di Tokyo (30-12), Hard Rock Cafè (31-12), Yasukuni Jinja (il tempio più controverso di tutto il giappone, 1-1), Palazzo Imperiale (2-1).